1 Ottobre 2015
Mi capita spesso di incontrare genitori che, di fronte ad un rendimento scolastico non certo brillante del proprio figlio, mi pongano simili domande: “mio figlio ha avuto una pagella disastrosa, lo lascio a casa dagli allenamenti?”, oppure “mio figlia mi ha chiesto di iniziare uno sport, ma a scuola non sta andando bene… che fare?”.
Posti di fronte alla classica “mancanza di impegno”, i genitori ritengono spesso che la punizione adeguata sia quella di non portare più il figlio a giocare. Il meccanismo auspicato si può riassumere così: visto che con “le buone” non accetta di impegnarsi, gli tolgo ciò che più gli piace, lo sport.
La questione di fondo è questa: è corretto punire i propri figli privandoli della possibilità di praticare uno sport? Non è sempre così semplice fornire una risposta.
L’efficacia educativa dello sport è un fatto ormai assodato; tutti noi sappiamo benissimo che lo sport fa bene anche per la vita. Come questo concretamente si espliciti, però, non è sempre così evidente; cosa significa che lo sport può educare? La risposta potrebbe occupare intere enciclopedie, iniziando dai testi dei filosofi antichi per arrivare alle più moderne ricerche neuroscientifiche.
Consultando infatti la letteratura scientifica sul tema, troviamo nello sport molti benefici per la salute dei ragazzi, che vanno ben aldilà del semplice potenziamento muscolare: un impatto positivo sull’umore, sulle capacità relazionali, sull’autostima, sul senso di efficacia, sulla gestione dello stress nonché su alcune componenti cognitive, fondamentali anche per la scuola. Diversi autori sottolineano come l’impatto dello sport sull’attività cerebrale sia così evidente da poterlo considerare addirittura propedeutico all’attività scolastica. I ragazzi che praticano sport con costanza vedono infatti migliorate anche le proprie prestazioni mentali, ad esempio in termini di capacità di memorizzazione; è infatti dimostrato che, effettuata prima di una prova di ricordo, l’attività fisica incrementi positivamente il funzionamento della memoria. In sostanza, potenziando le capacità cognitive, lo sport può migliorare anche il rendimento scolastico!
Inoltre, stare in una squadra comporta l’apprendimento ed il rispetto di regole, l’assunzione di responsabilità, comprendere il valore dell’impegno, l’osservanza di orari e appuntamenti, prendere decisioni, porsi degli obiettivi e molte altre componenti trasversali, ossia utili non soltanto nell’attività sportiva ma nella vita di tutti giorni.
In quest’ottica, lo sport rappresenta un passo decisivo verso una maturazione che risulterà fondamentale nel prosieguo dell’esistenza dei ragazzi, promuovendo lo sviluppo sui versanti emotivo, cognitivo, sociale.
Cercherò ora di rispondere alla domanda iniziale tramite altre domande: siamo certi che, una volta tolto lo sport, la motivazione dei nostri ragazzi nei confronti dello studio aumenti? Siamo certi che, saltando gli allenamenti, resteranno più a lungo sui libri e magari non di fronte allo smartphone o ai videogiochi? Siamo certi che un ragazzo diventi più responsabile privandolo di un impegno che lui stesso si era assunto?
Infine, considerati anche gli aspetti esposti in precedenza, siamo certi che il modo più appropriato per promuovere la salute dei nostri ragazzi sia quello di privarli dello sport?
Dott. Alberto Fistarollo, psicologo
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